In
questo nuovo fondamentale libro, Luce Irigaray, uno dei più
innovativi pensatori del nostro tempo, torna a interrogare il
rapporto con l’alterità. Siamo infatti abituati a
considerare l’altro come un individuo tra tanti senza dedicare
abbastanza attenzione al mondo e alla cultura a cui appartiene. La
nostra maniera di vivere l’alterità risulta quindi
sottoposta ai nostri propri valori e l’altro, sia esso il
nostro compagno o la nostra compagna, un figlio, un amico, un’amica,
oppure uno straniero, è avvicinato come un simile. La
differenza tra noi è allora percepita in modo esclusivamente
quantitativo, non qualitativamente, e questo non favorisce la
coesistenza, la pace, l’amore. Dopo la critica nietzcheana alla
tradizione culturale dell’Occidente e la decostruzione
heideggeriana della nostra concezione della verità, Luce
Irigaray, in quanto donna, chiama in causa la validità dei
concetti di similitudine, similarità, identità e,
perfino, uguaglianza, che stanno alla base della logica occidentale.
L’autrice spiega come, prima di cercare la trascendenza in
qualche ideale soprasensibile, che non corrisponde alla nostra totale
e universale umanità, sia necessario rispettare la
trascendenza dell’altro, qui e vicino a noi, cioè la sua
irriducibile alterità. Attenta al carattere mutliculturale
della nostra epoca, Luce Irigaray prosegue con Condividere il
mondo sul cammino aperto nella Via dell’amore, proponendo
nuovi modi di incontrarci e di coesistere nel rispetto delle nostre
differenze - di genere, di generazione, di cultura e di tradizioni -
tanto a livello privato e intimo, quanto a livello di una convivenza
mondiale e universale.
Luce
Irigaray, fiosofa, ha interessi multidisciplinari che le
provengono dai suoi studi di filosofia, psicologia, letteratura e
linguistica, e dalla sua formazione psicoanalitica. Vive e lavora a
Parigi. Per Bollati Boringhieri sono usciti: Io, tu, noi. Per una
cultura della differenza (1992), Amo a te. Verso una felicità
nella Storia , Essere due (1994), La democrazia comincia a due
(1994), L’oblio dell’aria in Martin Heidegger
(1996) e La via dell’amore (2008).
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